Siamo alle solite? Circola una voce, raccolta dal quotidiano “Il Mesaggero” che la trattativa con Etihad sia saltata.
I nodi che avrebbero convinto gli Emiri a dare forfait sembrano siano legati sostanzialmente alla mancanza di garanzie su alcuni punti: i collegamenti ad alta velocità tra Fiumicino e Roma, la garanzia del Governo sulle rotte per Linate, l’impegno delle banche a ridurre il debito di 400 milioni di euro, e la diminuzione del personale di tremila unità.
Insomma, il Governo Renzi non avrebbe dato sufficienti garanzie.
In verità, il Ministro dei Trasporti, Lupi, ha più volte assicurato che l’accordo era in dirittura finale e non più tardi di ieri ha negato, durante la trasmissione Unomattina, la presenza nel piano Ethiad di decisi tagli al personale. Come stanno quindi le cose?
Forse Lupi ha peccato di ottimismo, la situazione non è così in discesa e forse, essendo stato fautore, ai tempi del precedente Governo Letta, dell’ingresso delle Poste nel capitale Alitalia, suscitando così contestazioni e polemiche, ora si sente sulla graticola ed ha cercato di minimizzare nella speranza di guadagnare tempo.
E’ però proprio quello che manca. Alitalia non può stare nel limbo ed anche se il C.d.A. slitterà a dopo Pasqua, l’azienda, il mercato, le banche devono sapere presto quale sarà il destino della compagnia di bandiera.
In tutto questo, ancora una volta sono gli aeroporti Milanesi che sono in bilico e la questione di sotto fondo è Malpensa, che a nostro avviso paga una collocazione errata, il fatto di essere in mezzo al nulla, peggiorata da un collegamento non all’altezza del compito. Infatti, non si trova su nessuna direttrice principale e quindi obbliga forzatamente a recarsi apposta lì e poi a dover tornare indietro, il che fa invece preferire Linate, che almeno è vicino, oltre alla città, anche alle autostrade che vanno verso Est e Sud.
Maroni, preoccupato della situazione in chiave Expo 2015, in un tweet ha detto che al Ministro Lupi non risulta alcuna rottura delle trattative, ma ha dichiarato che comunque chiederà al responsabile dei Trasporti conferma della notizia e, nel caso fosse confermata, vorrà sapere le intenzioni del Governo su Linate e Malpensa. A suo parere, comunque, si potrebbero aprire nuovi scenari per il sistema aeroportuale lombardo.
Noi non possiamo che annotare che il fatto di non coler intervenire decisamente sui nodi di Alitalia, dipendenti in primis, ha fatto sì che la vicenda sia costata ai contribuenti 4,5 miliardi di Euro, la cordata intervenuta in salvataggio non sia riuscita a far decollare la compagnia, si sia rischiato di avere grane con l’Europa per l’ingresso di Poste Italiane e sicuramente dimentichiamo qualche altro “particolare”. Ci chiediamo tutto questo a che pro.
Forse perché in questo Stato socialista i verbi licenziare e fallire (se l’azienda appartiene a certi ambiti), sono disdicevoli ed è proibito pronunciarli.
Noi crediamo che in questa vicenda, il vero peso che impedisce ad Alitalia di andare in qualsiasi direzione, fallimento compreso, sia la questione del personale, che, anche a causa dei sindacati, non è possibile organizzare come servirebbe e non è possibile ridurre nella misura necessaria ed intanto il contribuente rischia di pagare ancora per via di questa mentalità socialista. Fino a quando pensano che si potrà andare avanti così?
Fabio Ronchi