L’ultima volta che scrivemmo di Alitalia, pensavamo di essere alle battute finali. A quanto pare, alla luce delle ultime notizie, no è così.
Kames Hogan, A.D. di Etihad Airways, ha scritto ieri al suo corrispettivo Alitalia, Gabriele del Torchio ed al Presidente della Compagnia Italiana, Roberto Colannino, una lettera che pare sia ultimativa nei contenuti, se non addirittura nei toni.
Sul tappeto ci sono vecchi e nuovi problemi come sindacati, (qualcuno si illude forse di poter “giocare” ancora), soldi (tanti), residui di rapporti con la politica sia con le banche che con Alitalia e la nuova proposta di Poste Italiane.
Sullo sfondo, c’è la volontà di Etihad di investire sì, ma per un rilancio, non per mettere una pezza ai vecchi problemi, che spettano a C.A.I., conseguentemente.
Ecco quindi che manca una conferma degli accordi finali con i sindacati con i piloti rappresentati dalla U.I.L. che fanno ancora resistenza; il contenzioso con Toto di Air One, che Etihad vuole risolto, l’impegno esplicito dei soci Italiani a mettere i soldi pattuiti.
In tutto ciò, a scompaginare le carte, dopo che le banche avevano faticosamente trovato un accordo, oltre alla lettera di Etihad si è aggiunta la proposta di Poste Italiane che non vogliono mettere soldi nella vecchia Alitalia, definita dall’A.D. delle stesse come una fornace (perdite 2013 per 569 milioni) e che di conseguenza ha proposto la costituzione di una società intermedia tra la vecchia Alitalia e la nuova che si andrà a costituire, con lo scopo di non dover rispondere del pregresso, segnatamente del contenzioso Air One e dei debiti. In questa “mid.co.”, che possederebbe il 51% della azioni Alitalia, Poste Italiane investirebbero 65 milioni di euro e dovrebbe confluire anche Etihad Airways, con una partecipazione al 49%.
Ieri pomeriggio è però partita una lettera da Alitalia, a firma dell’avvocato Erede dell’omonimo studio, ha mosso obiezioni alla struttura proposta da Caio, che chiede anche maggiori diritti nel governo societario e pari dignità con gli altri azionisti. Tali obiezioni sono state rigettate dall’avvocato Francesco Gianni che rappresenta Poste Italiane assieme a Crédit Suisse. Il timore non tanto velato di Etihad è anche di trovarsi al dunque con un socio di maggioranza fallito, anche in considerazione del peggioramento dei conti, che fanno temere che i 250 milioni promessi per il trasferimento delle attività aziendale alla nuova Alitalia non siano sufficienti e si possa arrivare ad un fabbisogno di 350-400 milioni. Ecco quindi la ragione per la quale l’A.D. della società araba scrive che: «Il più rilevante di questi problemi riguarda la disponibilità per la Vecchia Alitalia (HoldCo) di fondi sufficienti per consentire il trasferimento dell’attività aziendale alla Nuova Alitalia (NewCo) al closing con l’ammontare concordato di liquidità».
Considerando la velocità con cui le parti si muovono in Italia, significa che Alitalia-C.A.I. è veramente sull’orlo del baratro, posto che il 31 Luglio è il termine ultimo per chiudere la faccenda.
E’ evidente che la lettera dell’A.D. di Etihad ha lo scopo di sgombrare le nebbie che ancora circondano questo affare per avere un quadro chiaro della situazione, ma è anche evidente che, questo punto, ci vorrebbe un miracolo per appianare tutti gli ostacoli. A meno che, come nelle migliori farse, con sedute notturne, riunioni fiume e giochi vari, alla fine il tutto non sia risolto in circa, al momento in cui scriviamo, ventiquattro ore.
Rimanete sintonizzati…
Fabio Ronchi