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venerdì, 20 Settembre, 2024

ALESSANDRA CELENTANO: “LA DANZA È TOTALIZZANTE”

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di Susanna Russo

Alessandra Celentano è una coreografa, insegnante ed ex ballerina italiana.

Sin da bambina inizia a studiare danza con maestri di fama internazionale, fino a perfezionarsi all’Opera di Stato di Budapest. Successivamente, grazie a una borsa di studio, frequenta il Corso di Perfezionamento Professionale di danza a Reggio Emilia, che anni dopo la vedrà come docente.

A metà degli anni ’80 entra a far parte dell’Aterballetto diretto da Amedeo Amodio, dove interpreta ruoli da prima ballerina in diverse coreografie di alcuni tra i più grandi coreografi del Novecento e balla accanto a grandi interpreti del mondo della danza. Prende parte a tournée in Europa, Stati Uniti, Canada, Brasile, Algeria, Tunisia e Venezuela.

Negli anni successivi è maître de ballet nei maggiori teatri d’Italia: Teatro alla Scala di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Comunale di Firenze e Teatro San Carlo di Napoli. È stata docente ospite in teatri internazionali, lavorando accanto a grandi nomi della danza come Carla Fracci, Roberto Bolle, Massimo Murru, Isabelle Guerín, Manuel Legris e altri.

È stata direttore artistico dello spettacolo Anbeta e Josè, cui hanno preso parte ballerini delle maggiori compagnie a livello mondiale. Dal 2003 partecipa al programma televisivo Amici di Maria De Filippi in qualità di insegnante di danza classica e coreografa.

Partiamo da quello che è da anni il suo lavoro: come ha capito che l’insegnamento era la sua strada?

«Ho capito che il mio futuro sarebbe stato l’insegnamento ad un certo punto della mia carriera; ho capito che ero portata e che mi piaceva e poi è arrivato tutto in modo molto naturale.»

 

Come ha vissuto il momento in cui ha dovuto ritirarsi dalle scene? Nutre nostalgia per i tempi in cui era lei ad indossare le scarpette da danza e a calcare i palchi dei principali teatri?

«É stato un passaggio graduale perché per un periodo riuscivo a conciliare le due cose, ma poi quando Elisabetta Terabust mi ha proposto di andare come maître de ballet al Teatro alla Scala di Milano, ho capito che le due cose non erano più compatibili, e ho dovuto fare una scelta. Ho realizzato che dovevo investire sul mio futuro, quindi non è stato scioccante o così doloroso, ero pronta. Essere pronti è molto importante perché significa che non sarai un maestro frustrato. Con il passare del tempo però la nostalgia ha iniziato a farsi sentire, a volte mi sembra impossibile non fare più quel tipo di vita: la lezione tutti i giorni, le prove, gli spettacoli e pensare a me stessa e alla mia arte. Adesso è il contrario perché devo pensare e occuparmi degli altri. L’insegnamento è sicuramente anche un gesto di generosità!»

 

Ritiene che ci sia ancora uno spazio per la sua Arte, ed una capacità di riconoscere ed apprezzare la vera Danza?

 «Ritengo che non ci sia abbastanza spazio e che tutto sia molto sottovalutato. L’arte della danza dovrebbe essere apprezzata e onorata molto di più. Per quanto riguarda il discorso di saperla apprezzare e riconoscere: no, non è abbastanza, e questa è una conseguenza della pochezza. Credo che rispetto al potenziale dovrebbe essere riconosciuta e apprezzata molto di più.»

 

È sempre riuscita a tracciare i confini che separano il lavoro, che in questo caso corrisponde anche alla sua più grande passione, dalla vita personale?

 «É sempre stato un intreccio tra lavoro e vita privata. I miei più cari e grandi amici sono tutti ex ballerini come me, quindi credo sia normale. La danza è totalizzante.»

 

È nota per la sua severità, a tratti intransigenza; si comporta allo stesso modo con se stessa, e anche al di fuori dall’ambito lavorativo?

 «Si, con me stessa sono sempre stata molto dura, anche nei giudizi, ma lo sono sempre stata sia nella danza che nella vita privata. Però, mentre nel lavoro sono molto precisa, ho molta memoria e sono assolutamente disciplinata, nella vita di tutti i giorni sono un po’ un disastro!»

 

Ai tempi in cui era una famosa ballerina e collaborava con grandi artisti, avrebbe mai immaginato di proseguire la sua carriera sul piccolo schermo?

 «No, non l’avrei mai immaginato, ma allo stesso tempo mi ha sempre incuriosito! In fondo provengo da una famiglia di artisti che hanno calcato teatri, cinema e televisione, ma ti dico anche che, se non fosse stato per casi fortuiti, forse non avrei mai lasciato il mio primo amore, il teatro. Sono molto felice però di questa esperienza, perché non si finisce mai di imparare e credo sia bello poter spaziare ed essere in grado di affrontare cose nuove e stimolanti.»

 

Con l’arrivo della pandemia ha temuto per la sua Arte?

«Si, e continuo a temere. Temo per tutti, ma soprattutto per i giovani che hanno dovuto affrontare momenti davvero difficili. Non deve assolutamente passare il messaggio che la danza si può fare online. Certo, in un momento critico è stata una salvezza e tutti i maestri si sono dati al 100% per far sì che i giovani allievi non si sentissero abbandonati, e quindi ben venga, ma la danza va fatta in sala o in palcoscenico, il maestro deve toccare l’allievo con mano per far capire le correzioni, cose che non si possono fare a distanza. Ripeto, solo in casi estremi come quelli che ormai sono passati, si spera!»

 

Riesce sempre a rimanere effettivamente distaccata e lucida quando insegna e prepara i suoi ballerini?

«Si, credo sia un pregio e non è facile!»

 

 È capace di non prendersi mai troppo sul serio. È una sua dote innata o l’ha acquisita nel tempo?

«No, sono sempre stata cosi ironica, anzi autoironica, che è la cosa migliore!»

 

 

 

 

 

 

 

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