Marzo 2018. Le truppe leghiste non abbandonano l’alleanza del centro-destra. L’esercito grillino vuole il trono, senza soldati. Quei soldati sono gli oltre 90 parlamentari necessari per formare un governo.
Conclusa la battaglia delle presidenze delle Camere, dove il M5S ha ottenuto Roberto Fico per la Camera dei Deputati e Forza Italia con Elisabetta Casellati il Senato della Repubblica, inizia ora la conquista di Palazzo Chigi.
Martedì sera Matteo Salvini a Porta a Porta ha chiarito due punti importanti: per prima cosa non intende fare il ministro o il socio di minoranza di un governo grillino, ma non intende neanche fare a tutti i costi il Presidente del Consiglio. Escluso quindi il “governo del Presidente” e le “larghe intese”.
Per molti rimane un’opzione: formare un governo tra M5S e Lega con una figura terza come garante con il ruolo di Premier per creare una nuova legge elettorale (o semplicemente aggiungere il premio di maggioranza al Rosatellum) per andare al voto alle Europee del 2019. Chi prende più voti prende il governo, dunque si torna al maggioritario e si lascia perdere il sistema proporzionale che, come previsto, non assicura una maggioranza monocolore.
Tuttavia questa opzione non è percorribile. Lo stesso Salvini ha affermato che è urgente avere un governo per risolvere finalmente i problemi dei cittadini e concludere quelle Riforme svolte dai governi precedenti ed andare al voto significherebbe perdere consensi. Chi glielo spiega a un disoccupato che non avrà il “Reddito di Cittadinanza” o ad un imprenditore che non sarà possibile varare la “Flat Tax” perché le forze politiche vincitrici non sono riuscite a trovare un accordo di governo?
Inoltre saranno pochi i parlamentari che appena eletti vorrebbero ritornare alle votazioni rischiando di perdere il posto fisso. Ma soprattutto il Presidente della Repubblica non scioglierà facilmente la legislatura che dovrebbe cercare di far durare naturalmente, ovvero 5 anni circa. Fece così anche Giorgio Napolitano dopo il “dolce” colpo di Stato del 2011 che causò la caduta del Governo Berlusconi IV: infatti le forze di opposizione guidate da Pierluigi Bersani premevano per andare ad elezioni, così da assicurarsi la vittoria certa nel febbraio del 2012, invece l’allora Presidente della Repubblica scelse di far continuare il corso naturale della legislatura nominando Mario Monti Presidente del Consiglio. In tempi non sospetti fece in questo modo Mattarella. A seguito della sconfitta referendaria di Matteo Renzi del 4 dicembre 2016, il PdR scelse di nominare Paolo Gentiloni Premier, quando sia Renzi sia le opposizioni avrebbero preferito andare al voto.
Insomma la legislatura non finirà a breve. L’ipotesi più accreditata è un governo di centro-destra unito, che alle elezioni ha ottenuto oltre il 37% dei voti, sostenuto (oppure appoggiato esternamente) da un gruppo di responsabili, ovvero un esercito senza generale composto o da una parte del M5S o da una parte del PD.
Ancora una volta sarà Silvio Berlusconi il perno dei giochi che, rappresentando una forza moderata e più flessibile, riuscirà a costituire quel gruppo di “responsabili” che permetterà la nascita del governo di centro-destra. Il 4 aprile inizieranno le consultazioni e non è un caso che il centro-destra andrà ognuno per conto suo da Mattarella, come ha annunciato ieri Matteo Salvini.
In queste ore Luigi di Maio ha fatto gli auguri, ovviamente ironici, al leader leghista nel formare un governo coi voti PD, ma Matteo Orfini ha già annunciato che la sua forza politica rimarrà all’opposizione. Secondo lui, o meglio, secondo Renzi. Tutti infatti pensano che Matteo Renzi sia finito, ma è ancora lui che sussurra all’orecchio di Orfini, Martina e compagni vari.
Tutti sanno una cosa: “Al gioco del Trono, o si vince o si muore, non c’è una terza via”. Il 4 di aprile inizieranno le prime mosse dei vari generali con i loro eserciti di parlamentari e vedremo chi vincerà e chi morirà sul campo di battaglia per la conquista del trono di Palazzo Chigi.