di Stefano Sannino
Tra tutte le figure femminili che hanno plasmato la storia della mitologia, Afrodite è forse la più famosa, ma anche la più misteriosa. Dea della bellezza e dell’amore, che i romani identificarono con Venere, era, secondo Omero, figlia di Zeus e della ninfa Dione; invece, secondo Esiodo, era nata in primavera dalla spuma del mare fecondata dai genitali di Urano che Cronos aveva scagliato in mare dopo la ribellione contro il padre.
Oggi è senza dubbio, in un luogo comune, la dea dell’amore e della bellezza, il canone estetico per antonomasia. In realtà Afrodite aveva una personalità molto più sfaccettata di quanto non pensiamo. Il suo nome, derivante dal greco afrós, può essere tradotto secondo alcuni, appunto, con “spuma del mare” perché sì, nacque bucolica dall’acqua come nel celebre dipinto di Botticelli, ma in modo molto diverso da come siamo abituati a credere. In pochi ricordano che Crono tagliando i genitali del padre Urano, li gettò nei pressi di Cipro ove l’eiaculazione degli stessi formò la spuma marina dalla quale poi nacque la bellissima Afrodite.
Proprio grazie a questo mito, dovremmo cominciare a capire che la versione romantica della dea dell’amore greca è soltanto un’idea moderna che, difficilmente, troverebbe applicazione nel mondo greco, dove la sessualità umana era vissuta in modo più libero di quanto non lo sia oggi.
Patrona dei marinai e delle prostitute, Afrodite è conosciuta soprattutto in due aspetti: Urania e Pàndemia. Se l’Afrodite Urania è esattamente come ce la immaginiamo, l’Afrodite Pandemia si è fatta nel corso della storia veicolo di un’amore carnale e passionale difficilmente associabile per l’uomo moderno ad una divinità femminile. È proprio tra alcuni dei suoi figli, concepiti con Ares, dio della guerra, che troviamo infatti diverse personificazioni dell’amore: da Eros, dio del desiderio fino ad Anteros, dio dell’amore non corrisposto. Il più affascinante di tutti, però, per noi occidentali moderni abituati a sopprimere determinati aspetti dell’amore è Imero, dio dell’ossessione carnale e sessuale, fratello di Eros ed Anteros.
Il sistema di dei dell’amore, dunque, di cui Afrodite è certamente la più importante, delinea un quadro della sessualità greca estremamente variegata e multiforme, parecchio diversa dall’idea moderna di romanticismo e di soppressione di determinati istinti, facendosi veicolo di una visione molto più ampia e più completa. Studiando il pantheon di divinità dell’amore antiche, possiamo quindi imparare ad accogliere tutta la sfera dell’amore, senza escludere nessuna sua manifestazione, dalla più alta e romantica, alla più terrena e carnale.