Di Martina Grandori
Ne hanno parlato tutti, ma proprio tutti della sua morte. Il suo nome ha fatto epoca, ha ridefinito modificandoli i canoni della fotografia di moda. Peter Lindberg il 3 settembre si è spento a Parigi, la mecca del grande mondo della moda. Irreplicabile maestro dell’obbiettivo contemporaneo, mentore di un nuovo modo di fissare l’infinita ed algida bellezza femminile delle top model, nei suoi scatti è immortalata non solo la moda ma la società e la storia del Novecento. Nato Leszno nel 1944, cresciuto nella disastrata Germania del Secondo Dopoguerra, apre il suo studio a Berlino nel 1973 dopo aver lavorato come assistente di Hans Lux. Da quel momento inizia a ridefinire l’immagine della donna. La libera da certi stereotipi. E lo fa da subito con una foto, una foto per Vogue America, la Bibbia del fashion system: siamo nel pieno degli anni ’80, per la precisione novembre 1988, e Lindberg punta su una versione naturale, libera di Michaela Bercu, divina top fotografata in jeans con una giacca ricamata Christian Lacroix e capelli spettinati al vento.
Continua su questa scia, da lì a poco, nel 1990, è la volta di Vogue Uk: anziché immortalare le modelle del momento in abiti eccessivi, fastosi e colorati come faceva la maggior parte dei suoi colleghi, guarda all’autenticità femminile. Propone una nuova estetica assolutamente in controtendenza: un’estetica in bianco e nero ispirata al cinema tedesco d’avanguardia, alla danza e alla scelta di pose sempre naturali. Per la cover di Vogue Uk sceglie quelle modelle che poi diventeranno le super top degli anni ’90 – ovvero Linda Evangelista, Christy Turlington e Tatjana Patitz, Naomi Campbell e Cindy Crawford. Abiti essenziali o una camicia da uomo bianca, make-up leggerissimo, nessun ritocco post produzione: nulla deve rubare la scena ai loro volti. Anni fa dichiarò “se davvero i fotografi sono responsabili della creazione e della rappresentazione della donna nella società moderna, allora credo che ci sia una sola via per progredire, ed è quella di dare volto e corpo a una femminilità forte e indipendente. Questo è il compito dei fotografi oggi: liberare il mondo dalla tirannia della giovinezza e della perfezione”. Moltissimi i volti dello star system che ritrasse: Catherine Deneuve, Mick Jagger, Charlotte Rampling, Tina Turner, John Travolta, Madonna e Sharon Stone, Penelope Crutz. I suoi lavori sono conservati nei musei più importanti al mondo, come il MoMa’s PS1 di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.
Nel 1991 ha diretto Models – The Film, un documentario dove racconta la sua creatività e la sua arte trasposte nella fotografia attraverso le sue cinque muse, sempre le magnifiche Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Tatjana Patitz e Stephanie Seymour.
Tre i calendari Pirelli da lui firmati, nel 1966, nel 2002 e nel 2017, quest’ultima era venuta una versione diversa dal solito, con un gruppo di attrici e una professoressa di scienze politiche, tutte vestite e con un’età compresa tra i 27 e i 71 anni.
Tra i suoi ultimi lavori le 15 immagini di copertina del numero di settembre di Vogue Uk. A sceglierlo erano stati il direttore Edward Enninful e la Duchessa del Sussex Meghan Markle, numero dedicato alle donne che stanno cambiando il mondo. Come lui ha cambiato la fotografia e i canoni di bellezza. Grazie Mr. Lindberg.