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mercoledì, 20 Novembre, 2024

Abbiamo chiesto a Letizia Bonelli dei sui rapporti con la Milano Fashion Week Il modello business dell’industria moda

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Apre i battenti la Milano Fashion Week: il calendario autunno inverno 2024/2025 porta 3 importanti debutti ma pesa l’assenza di alcuni giovani indipendenti. Scopriamo tutti i dettagli delle sfilate womenswear di febbraio. Dalla Camera Nazionale della Moda Italiana arriva il calendario delle sfilate dedicate alla donna che porteranno nella “Milano da vivere” nuovo movimento e fervore. Dopo un gennaio intenso, con le sue collezioni maschili e una moda uomo più fluida che mai, il womenswear torna protagonista con 56 sfilate fisiche (di cui 2 doppie) e 5 digitali, un numero più contenuto rispetto a quello dello scorso settembre — fra i motivi, l’assenza di giovani nomi italiani come Cormio, Andreadamo e Act N°1. Nel totale dei 161 appuntamenti da non perdere, ci sono presentazioni ed eventi collaterali da segnarsi in agenda, fra cui mostre e conferenze di spessore culturale. Gli scatti che promuovono la Milano Fashion Week via social e nel cuore della città sono stati realizzata da CNMI, Comune di Milano e Yes Milano, all’interno dell’aeroporto di Milano Malpensa. 

La moda mette insieme tutti gli elementi necessari della fantasia e della memoria, “costruendo” mentalmente un’idea, una forma e poi un progetto, un meccanismo, con la sua organicità delle complementari da mettere insieme con le polarità di una stagnazione sedentaria e di un nomadismo incalzante. Quindi una teoria e una prassi del rappresentarsi e del rappresentare, un vero fatto di stilistica, che coinvolge, il modo dell’apparire, sempre di più slegato alle stagionalità della vita, non solo climatiche, ma delle stesse età morfologiche e psicologiche. Da questo punto di vista grande è il contributo, che ci viene dalla storia del costume, come forma e arte.

Si tratta di un vero trionfo del femminile, non solo come genere e figura consolidata, ma del mitizzarsi del concetto di bellezza in quello dell’agricoltura, dell’insegnare, dare segno alla terra e in quello di cultura, cioè del dare un codice al sapere e al concetto delle conoscenze, per fare sì che il tutto fosse somma di componenti, chiarificabili e distinguibili e non un indistinto fascio di parallelismi e di contaminazioni.

Letizia Bonelli
Giornalista ed esperta di web reputation

La cura del sè non è della natura, che ci mette dalla sua l’evoluzione, la selezione, gli elementi antropologici per la riproduzione della specie che tende all’autoconservazione, con adattamenti alle latitudini e alle longitudini, per cui entra in scena il meccanismo della seduzione, nel senso dell’habeas corpus, nella sua integralità e integrazione nella vista, nell’udito, nel tatto, nel gusto, con tutti i prolungamenti tecnici che si sono accumulati e raffinati, nello stile, nella personalità, nella capacità di adattamento / variazione / elaborazione. Ad esso corrispondono le arti decorative nel senso più alto e aggreganti del sistema delle arti come realtà poetiche, soprattutto, nell’unificare (eroticamente) quello che non doveva mai essere disgiunto, e corrisponde da un lato alla nomenclatura delle autoreferenziali (le arti pure) e dall’altra alla nomenclatura delle eteroreferenziali (le arti applicate).

Bellezza e femminile sono diventati se non sinonimi, fattori collegati, nel senso che si può incontrare l’imperfezione, certo, la forzatura, la manchevolezza, ma sempre in misura molto minore che nell’uomo, le cui doti diventano apprezzabili solo quando sono addolcite, ingentilite, nel segno della cortesia, della profumatezza, della musicalità, della poesia, aspetti che richiamano l’aspetto femminile del maschile.

Letizia Bonelli
Giornalista ed esperta di web reputation

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