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venerdì, 22 Novembre, 2024

Abbattere il passato in nome del politically correct è vivere nell’eterno presente. Senza memoria e senza futuro

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di Gabriele Rizza

Gli Stati Uniti sono incendiati dalla brutale morte di George Floyd. Mentre le proteste vanno oltre la lotta al mai morto razzismo americano, abbracciando anche l’esasperazione cresciuta con il lockdown, gli USA dimostrano ancora di essere un paese bravo a decidere la storia degli altri popoli (mediorientali in particolare) ma pessimo a fare i conti con la propria, di storia.

Infatti, negli ultimi giorni, si è levata una crociata contro i simboli del passato confederato, di quando tra il 1860 e il 1865 si batterono gli americani degli stati del nord contro quelli del sud. In Virginia, il governatore democratico, Ralph Northam, rimuoverà da Richmond (vecchia capitale degli stati confederati) la statua di Robert Lee, guida degli stati del sud durante la guerra civile.  Ad Indianapolis, invece, l’amministrazione della città ha annunciato di voler eliminare dal parco della città il monumento dedicato ai soldati confederati morti in un campo di prigionia. Andando così oltre la cancellazione di un simbolo politico, per arrivare alla cancellazione del ricordo di cittadini americani, pur militanti nella parte sconfitta e consegnata alla storia come quella cattiva, ma sempre americani.

Non deve meravigliare che questa rimozione di tracce del passato venga dal paese fiore all’occhiello del cosiddetto mondo libero. Gli Stati Uniti sono prima di tutto un paese fondato sul puritanesimo, ala estremista del protestantesimo calvinista, fondata su un moralismo intransigente, quasi teocratico. Puritani erano i primi coloni americani, malvisti se non perseguitati in Inghilterra. Non solo, il termine fondamentalismo, che tutti colleghiamo oggi agli islamici, nasce a fine ‘800 proprio negli Stati Uniti per indicare i cristiani evangelici più radicali.  

Ed è proprio laddove si pensa di essere nel giusto e di essere i buoni contro i cattivi, che l’estremismo assume forme totalitarie, andando aldilà del governo per abbracciare la mentalità dei cittadini, pretendendo anche di decidere per quelli degli altri paesi. E il passo dal puritanesimo religioso a quello laico è breve. Si chiama politicamente corretto.  E in nome del bene è lecito cancellare le tracce fisiche del proprio passato, giusto o sbagliato che sia. Perché se la direzione del politicamente corretto è quella di sradicare dalle donne e gli uomini da vincoli identitari partecipati e condivisi, si cancellano il passato e il futuro. Lasciando trionfare il solo presente. Anzi. L’eterno presente. Abitato da atomi senza memoria e senza identità, che vivono però per godere e consumare il presente.

E così una bambina non avrà mai modo di passeggiare per un parco e conoscere, toccando con mano, chi ha solcato gli stessi marciapiedi cent’anni prima. Magari facendo del male, ma sempre su quel marciapiede.

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