La schizofrenia dell’amministrazione comunale di Milano sembra questa volta aver toccato il fondo, tra il surreale e il grottesco. Da 3 mesi 48 vigili assunti da palazzo Marino non possono prestare servizio perché non hanno seguito il corso apposito sancito come obbligatorio dalle leggi nazionali in materia. Motivo? Il Comune di Milano non ha i soldi per pagarlo. Si, è proprio così: il Comune ha assunto a dicembre 48 vigili (30 agenti e 18 graduati) a dicembre e fino ad oggi sono rimasti negli uffici a fare fotocopie o a smistare carte, a stipendio ridotto.
L’assurdità kafkiana è stata segnalata da Il Giornale e ripresa in un’interrogazione da Riccardo De Corato presentata in Consiglio Comunale. Ma non finisce qui. Altri vigili assunti per compiti di regolamentazione del traffico non hanno le divise per svolgere i loro compiti perché il Comune impossibilitato ad acquistarle, e sono costretti a svolgere il lavoro con abiti propri.
In Comune il braccio destro, per dirla metaforicamente, non sa quello che fa il braccio sinistro: arruola i vigili ma non gli permette di essere operativi, e in più non gli fornisce neanche le divise. Più che schizofrenia è incapacità consapevole di governare e di gestire la sicurezza in città. Non è certo infatti un problema burocratico, ma la scelta politica lassista in tema di sicurezza fa si che i soldi vengano continuamente dirottati su altre iniziative e altri grandi progetti.
Come in tutte le grandi città, i soldi nelle casse comunali ci sono, e ciò è dimostrato dalle scelte di aiuto ai rom, ad associazioni religiose e di restaurazione autonoma del lirico che la Giunta Pisapia ha operato in piena tranquillità. E’ una questione di priorità, e la sicurezza è la prima ovviamente a venire esclusa da esse.
L’anno prossimo in città avremo 21 milioni di turisti e visitatori in concomitanza con EXPO, ci dica il Comune se dobbiamo fare una colletta per organizzargli i corsi di cui necessitano per essere abilitati, oppure se dobbiamo metterci fin d’ora di buona lena a cucire divise per i nostri vigili.
Gabriele Legramandi
