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sabato, 23 Novembre, 2024

A Milano la scuola riparte con l’orto didattico

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di Martina Grandori

Settembre è il mese della ripartenza per antonomasia e fra i tanti progetti per le riaperture delle scuole, quello degli Orti Didattici, iniziativa che coinvolge molte scuole in Lombardia – 107 le strutture che vi hanno aderito – e con cui si vuol dare un’opportunità formativa che coinvolge bambini, insegnanti e anche le famiglie.

Purtroppo è un dato di fatto che l’urbanizzazione ha molto allontanato dal mondo agricolo, si è perso il concetto di stagionalità, di attesa prima che un seme dia i frutti, di rispetto per l’ambiente, tutte concause del nostro vivere nell’era della velocità dove tutto è un click.

L’orto no. L’orto è un bellissimo modo per insegnare tante cose soprattutto negli anni dell’infanzia, quando molti aspetti del bambino si formano e consolidano.
L’orto oggigiorno è un insegnamento multidisciplinare che mette in relazione materie come scienze, matematica, educazione civica, geografia, letteratura, arte e può fornire ai più grandi elementi per valutare la sostenibilità nel tempo di un’iniziativa e in piccola parte anche gli aspetti imprenditoriali legati ad essa. C’è l’apprendimento attivo, sia tramite la sperimentazione attraverso tutti e cinque i sensi, sia tramite la teoria legata agli aspetti scientifici. Si impara a essere collaborativi: in una società fortemente individualista, dove fin dai primi anni di vita si è abituati all’isolamento da tecnologia (vedi il discorso iPad), prendere contatto con una dimensione sociale legata ad un apprendimento attivo e di gruppo, sviluppando competenze trasversali e sviluppando un senso di convivenza di gruppo, dove ciascuno ha un compito è primario.

Un altro punto di vista rilevante è il riavvicinamento ai valori socio-ambientali: come già detto, la globalizzazione e uno stile di vita frenetico hanno creato quello che gli inglesi definiscono gap, un divario, un crepaccio fra essere umano e origine del cibo.

Sta scomparendo il sapere legato ai processi vitali del cibo e al rispetto per la terra, paradossalmente l’agricoltura non è più un argomento plebeo, è diventato il sapere dei ricchi, degli edotti. Tutti disquisiscono sui super food, sui cibi per vivere bene, sui cibi sani, si comprano le cassette di verdura a chilometro zero ma ai più piccoli non si parla più di come nasce una carota o di quanto tempo ci voglia per far crescere i tuberi. Cicli naturali e stagionalità sono qualcosa di astratto, paradossalmente i bambini sono più esperti di raccolta differenziata che del calendario di frutta e verdura.

Ecco quindi l’importanza di Food Policy e del report disponibile on-line “Il Sistema del cibo a Milano. Cinque priorità per uno sviluppo sostenibile”. Un report che bisognerebbe leggere, tutti quanti .

Esplorare il rapporto tra natura e alimentazione, comprendere l’importanza del verde in città e la necessità di rispettarlo, imparare a prendersi cura di qualcosa di prezioso e vitale come l’orto è una forma di cultura, la cultura con cui i ragazzi del futuro devono iniziare a prendere dimestichezza, Milano anche se non lo si immaginerebbe, è il secondo comune agricolo d’Italia con quasi 30 milioni di metri quadrati di suolo coltivato.

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