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sabato, 23 Novembre, 2024

Perché le videochiamate ci stancano psicologicamente?

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di Veronica Graf

Le videochiamate assorbono la nostra energia e stancano il cervello. Negli ultimi tempi, a causa delle restrizioni legate al Coronavirus, stiamo usando molto di più le videochat sia per lavoro che per restare in contatto con gli affetti. Ma questa nuova abitudine si sta rivelando molto più stancante di quanto potessimo immaginare.

Ce ne siamo accorti anche noi: infatti dopo aver partecipato a lunghe videochiamate  ci sentiamo stanchi e facciamo fatica a concentrarci. La spiegazione c’è e a fornirla sono stati vari psicologi e scienziati, i quali hanno coniato la definizione di “Zoom fatigue”, riferendosi in particolare a Zoom, ma includendo in essa tutti i servizi di videochat esistenti sul mercato .

L’esplosione dell’uso delle video-chat in risposta alla pandemia, di fatto, ha lanciato un esperimento sociale non ufficiale, mostrando a livello globale che le interazioni virtuali possono risultare estremamente difficili per il cervello.

A differenza della comunicazione in presenza, faccia a faccia, le conversazioni virtuali non permettono di accedere alla componente del linguaggio non verbale, facendo sì che si presti troppa attenzione alle parole, quando, invece, durante una conversazione di persona, il cervello si concentra solo in parte sulle parole pronunciate, traendo un significato aggiuntivo anche dai segnali non verbali.

A occuparsene sono stati Gianpiero Petriglieri, professore associato di Insead, che esplora l’apprendimento e lo sviluppo sostenibile sul posto di lavoro, e Marissa Shuffler, professore associato della Clemson University, che studia il benessere sul posto di lavoro e l’efficacia del lavoro di squadra.

Secondo i due esperti, partecipare a una videochiamata richiede più attenzione di una conversazione faccia a faccia perché dobbiamo lavorare di più per elaborare segnali non verbali. Prestando maggiore attenzione a tali aspetti, consumiamo molta energia e ci stanchiamo di più, Petriglieri spiega infatti che

“Le nostre menti sono insieme mentre i nostri corpi sentono che non lo siamo. Questa dissonanza, che provoca sentimenti contrastanti, è estenuante. Non puoi rilassarti naturalmente nella conversazione”

E, a peggiorare la situazione, si aggiunge anche la qualità scadente di un video o il ritardo nell’ascolto della voce, che può essere percepito come disattenzione, infatti secondo Petriglieri, un’ altra difficoltà può essere rappresentata dalla gestione dei silenzi, che, durante una conversazione vis-a-vis scandiscono il ritmo naturale della conversazione, mentre, durante una videochiamata, essi possono essere sinonimo di malfunzionamento, che provoca conseguentemente una preoccupazione per la tecnologia, creando disagio nei partecipanti alla conversazione.

Un altro fattore di stress riguarda il fatto che quando si partecipa a una videoconferenza, tutti ci guardano. È un po’ come stare su un palcoscenico e anche inconsapevolmente arriva la pressione sociale, risultando in una sovra-osservazione di se stessi, per capire come ci si comporta davanti alla telecamera e vedere se si  è in ordine.

Entrambi gli esperti suggeriscono di limitare le videochiamate a quelle necessarie. L’accensione della videocamera dovrebbe essere facoltativa, e bisognerebbe anche comprendere meglio che le cam non devono sempre essere accese durante ogni riunione.

Se non è possibile farne a meno, il consiglio è di alternare le videochiamate a dei periodi di sosta in cui si può fare stretching, bere qualcosa o altro, l’importante è staccare testa e corpo dal pc, affinché possano riposarsi un po’.

Occorre lasciare passare del tempo tra una conversazione e l’altra, mettendo dei veri e propri confini che ci permettano di toglierci per un po’ l’identità lavorativa,  per poi passare a quella privata e viceversa.

Quindi, consapevoli di tutto ciò, sarebbe una buona idea riscoprire così anche alcune belle abitudini, ormai dimenticate. Invece di videochiamare, potremmo scrivere per esempio una lettera in cui diciamo ai nostri cari quanto teniamo a loro.

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