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martedì, 6 Agosto, 2024

RENZI E NAPOLITANO A COLLOQUIO PER DUE ORE. Le supposizioni si sprecano

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Due ore di incontro tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il segretario del Pd, Matteo Renzi. Al centro del colloquio, di circa due ore, il futuro del governo e la riforma elettorale. Il confronto è avvenuto alla vigilia di una settimana decisiva, dove le sorti dell’esecutivo si intrecciano con l’avvio del voto sulla legge elettorale. Invitato a cena dal Capo dello Stato, Renzi ha messo sul tavolo gli scenari possibili.

L’incontro del presidente della Repubblica con il premier Enrico Letta, per rilanciare l’azione del governo, in difficoltà per le tensioni tra partiti e per una difficile comunicazione tra premier e leader Pd, non avverrà invece prima di mercoledì, 

Napolitano ha voluto capire direttamente dal segretario democratico quanto sia profonda la distanza tra il Pd e l’attuale governo. “Hanno discusso di quali scenari sono possibili per il governo”, racconta il renziano Matteo Richetti. La stella polare del Capo dello Stato, spiegano fonti parlamentari, resta la stabilità dell’esecutivo come condizione per proseguire il rilancio dell’economia. E portare in porto legge elettorale e riforme istituzionali, che grazie al segretario del Pd, come riconosce anche Napolitano, hanno ricevuto uno sprint decisivo.

Alla riuscita delle riforme, e non a prendere le redini del governo, Renzi assicura di essere interessato. “Nessuno di noi ha chiesto di andare a prendere il governo e noi questo governo lo abbiamo sempre sostenuto, come dimostrano i voti in Aula”, è la posizione del leader Pd convinto che in questo momento spetti a Letta, e non a lui, dire che cosa vuole fare e come proseguire nell’azione di governo. 

Non è un mistero che da più parti, non solo dalla politica, sia in corso un pressing sul segretario Pd perché prenda, al posto di Letta, le redini di un nuovo governo che abbia il 2018 come orizzonte. Il leader Pd conosce bene i rischi di questa operazione, che ricorda la staffetta Prodi-D’Alema nel 1998, e derubrica l’ipotesi come terzo schema di gioco possibile, anche dopo le elezioni anticipate, preferendo invece che il premier vada avanti, come previsto, per altri 8 mesi.

Ma, sostiene il rottamatore, “una svolta è necessaria” perché l’azione del governo è poco incisiva e alla lunga il Pd rischia, già alle prossime elezioni europee, di pagarne lo scotto alle urne. Il punto per Renzi è che un rilancio dell’esecutivo non si può limitare ad una trattativa dentro la maggioranza sulle caselle del governo. Ad un rilancio del genere il sindaco di Firenze crede poco: “Letta è il premier e lui deve decidere chi va e chi non va bene: un ministro, due ministri, ma non è una lista della spesa”. 

Se Matteo Renzi aspetta Letta, la minoranza Pd chiede di mettere fine al gioco delle parti tra segretario e premier: Gianni Cuperlo ha incontrato il premier e gli ha chiesto di accelerare un chiarimento dentro maggioranza e Pd, ribadendo la necessità di “un governo forte”. Il presidente del Consiglio, d’altra parte, ha assicurato una ripartenza a breve, annunciando entro giovedì un’iniziativa “forte”.

La Critica

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