Per il Giappone medioevale, la struttura gerarchica e il proprio posto in essa era fondamentale. I Samurai (i guerrieri del signore feudale) erano non solo i protettori della vita del Signore regionale, ma anche persone votate completamente ai casati che servivano. All’apice di questa struttura simil-feudale, esisteva lo Shogun che era a tutti gli effetti un imperatore con potere assoluto.
L’Onore era alla base di tutto (almeno sui libri tramandati), per cui se un Samurai non riusciva a proteggere il suo Signore, diveniva un Ronin “uomo che ha perso la strada, l’onore appunto.
Nonostante questa mia introduzione, non allarmatevi perché il film non ha nessuna caratteristica di “polpettone” storico. E’ una bella avventura fantasy, per uno spettatore che si vuole far avvolgere da un mondo orientale magico stereotipato e con un mix di luoghi e leggende un po’ confuso, ma di sicuro intrattenimento. Gli effetti speciali sono ben dosati e non troppo invadenti, soprattutto quelli della strega assistente del cattivone Lord Kira.
La storia è molto semplice ma abbastanza ben sviluppata (e già dall’inizio si capisce la fine): un Signore tradito, un onore da ripristinare, un cattivone con una strega, 47 buoni di cui uno bono (Keanu Reeves) che ha la storia d’amore più struggente dopo Titanic. Duelli, un Giappone da cartolina e colori vividi ci accompagnano in questo percorso irto di ostacoli narrativi.
Il vero protagonista della storia però a mio parere non è Keanu Reeves, che nel film interpreta Kai, mezzosangue anglo-giapponese, ma al contrario Oishi, il capo dei samurai divenuti Ronin. L’attore che lo interpreta è un Hiroyuki Sanada il cui nome non dice molto ma la sua storia cinematografica si: serie tv come Revenge,Helix, Lost e film come Wolverine e guarda caso.. L’ultimo Samurai. Oishi , tramite l’ottima interpretazione di Senada, racchiude in se tutte le caratteristiche dell’uomo che si prende le sue responsabilità, che lega la trama del film dall’inizio alla fine, che serve il suo signore ma prima di tutti i suoi uomini. La sua presenza salva per contro l’assenza di Keanu Reeves. Se ai tempi di Matrix bastava uno sguardo da cerbiatto per far morire d’amore le donne ed appassionare gli uomini, ora sembra che questo si sia un po’ offuscato. Sicuramente il personaggio che interpreta non lo aiuta, visto il suo quasi mutismo forzato da una vita da emarginato e che a sua volta si emargina dall’unica comunità (magica) che lo aveva accolto. Ma questo non basta e la sua recitazione non rimarrà nella storia.
La sua storia d’amore con la bellissima Kira, figlia del Signore tradito, invece rimarrà nella storia come il loro dialogo:
Lui: “ Ti cercherò attraverso 1000 mondi e 10000 vite”.
Lei “ Ti aspetterò in ognuna di esse”
Francesco Bassino