di Stefano Sannino
Le drammatiche conseguenze che il lockdown ha arrecato all’industria della moda (tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria e calzature) erano già state previste come catastrofiche, ma – ora che la Camera Nazionale della Moda Italiana ha reso disponibile il proprio rapporto “Fashion Economic Trend” – queste stesse conseguenze hanno assunto forma e dimensione tangibile.
Il fatto che moltissime aziende del settore siano state esposte ad un fortissimo pericolo di chiusura per colpa delle misure restrittive anti-covid non è mai stato un segreto, ma che impatto hanno avuto esattamente queste misure sull’industria della moda?
Secondo il rapporto di CNMI il fatturato di questo settore è crollato a Marzo del -42%, mentre ad Aprile del -78%. Male anche le esportazioni, con un -27,5% verso la Cina ed un -29,3% verso Hong Kong. Nemmeno nel resto del mondo le esportazioni sono state risparmiate, con un -10% verso la Svizzera, -10,1% verso il Giappone e -8,4 USA, tutto nel mese di Marzo.
Fortunatamente, di fronte ad una crisi di questo tipo, la moda è anche il settore più polarizzato sia in senso negativo che positivo. Questo significa che il 48,2% delle imprese di questo settore è a rischio sopravvivenza a causa delle misure anticovid e della situazione economica mondiale, ma il 38,4% delle industrie del medesimo settore dichiara di aver investito dei capitali per adattarsi alla nuova situazione, modificando strategie di produzione e di retail.
Se i dati del primo semestre sono stati drammatici, esattamente come avevamo previsto, altrettanto semplice non è prevedere i dati del secondo semestre, nel quale fondamentalmente potremmo assistere a due scenari: quello ottimista e quello pessimista. Nel caso di uno scenario ottimista, in cui le riaperture si stabilizzassero a settembre senza nuovi focolai, si assisterebbe ad una diminuzione complessiva del fatturato rispetto al 2019 pari al 15%. In caso contrario, la diminuzione potrebbe raggiunger e superare anche il 18%.
Ormai è chiaro che, a prescindere dalla situazione sanitaria in atto, le imprese non reggerebbero un altro lockdown o altre misure restrittive e, con ogni probabilità, si arrenderebbero alla chiusura, portando il secondo settore per importanza economica in Italia ad implodere.