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lunedì, 18 Novembre, 2024

26 ANNI FA LA STRAGE DI CAPACI.

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23 maggio 2018, Milano.
Sono passati 26 anni da quando Giovanni Falcone venne assassinato con un vile attentato. Non solo lui, ma anche i membri della scorta e la moglie. Ripercorriamo alcuni punti della sua storia contro la Mafia.

Il 10 febbraio 1986 Giovanni Falcone portò in galera oltre 400 imputati dopo aver aperto a Palermo il primo maxi processo nella storia dell’Antimafia, tra cui i boss latitanti come Provenzano e Riina. Questo evento straordinario venne realizzato grazie alla sua efficace gestione dei pentiti. Tommaso Buscetta, un pentito, gli svelò infatti la struttura capillare del sistema mafioso siciliano.
Scampò ad un primo attentano nel giugno del 1989 e, dopo essere stato nominato Procuratore aggiunti di Palermo al CSM, si impegnò a realizzare la Superprocura antimafia.
Il 23 maggio 1992, dopo anni di duro lavoro contro i boss siciliani, Giovanni Falcone e la moglie, Francesca Morvillo, magistrato anche lei, atterrano a Palermo da Roma. Da qui lo stesso Falcone si mise alla guida di una Fiat Croma insieme ad altre due auto della scorta con all’interno 6 agenti.
Imboccò l’Autostrada A29 e nelle vicinanze dell’uscita da Capaci, con un radiocomando a distanza, vennero fatti esplodere circa 500 Kg di tritolo, nascosti in un tombino dell’autostrada. Un’esplosione che rilevò addirittura l’istituto di Geofisica. All’arrivo dei soccorsi, la strada non c’era più, al suo posto una voragine larga trenta metri e profonda otto, tra corpi e macerie.
Giovanni Falcone e la moglie erano ancora vivi, ma morirono poco dopo all’Ospedale civico di Palermo. Alcuni agenti se la cavarono con ferite e traumi.
Oggi, 26 anni dopo, è arrivata al porto di Palermo la Nave della legalità con a bordo mille ragazzi che hanno viaggiato tutta la notte partendo da Civitavecchia, dopo il saluto del capo dello stato Sergio Mattarella. Ad accoglierli il presidente della Camera Roberto Fico, la presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il vicepresidente del Csm Giuseppe Legnini.
Ancora oggi, e per sempre, rimarrà viva la figura di Giovanni Falcone, simbolo di speranza e lotta contro ogni tipologia di sistema mafioso.
 
Simone Tavola,
Redazione Milano.

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