25 novembre: un giorno che dovrebbe valerne 365, per ogni donna che dovrebbe valere 365 giorni di rispetto. Ed è per questo che in tutta la nazione, ufficialmente dal 2005, è aumentata con maggior impeto l’importanza della Giornata contro la violenza sulle donne. E sono i numeri a parlar chiaro: secondo le ultime statistiche Istat, solo in Italia 6,7 milioni di donne subiscono maltrattamenti.
L’evento si è ormai diffuso in tutte le più importanti città italiane con grande forza: moltissime le proposte delle varie associazioni sulla tematica, e non solo. È soprattutto la voglia di partecipare alle varie iniziative da parte di un pubblico numeroso che ha promosso la vera sensibilizzazione di questa piaga che non può essere assolutamente ignorata.
La giornata arriva fino alle porte del Parlamento: più di un migliaio sono state le donne vittime di violenza ad essere accolte nell’Aula parlamentare. “È il momento di non stare più zitte per paura, per vergogna, per la speranza che tutto prima o poi si aggiusta, zitte per quieto vivere – ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo a #inquantodonna a Montecitorio – ma quando c’è la violenza nulla si rimette a posto e il silenzio non è rifugio, non offre vie di scampo, il silenzio isola e la parola aggrega, il silenzio uccide ed è la parola a salvare”. Sul tema è intervenuto anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che ha dichiarato: “L’Italia civile si unisce per dire basta alla vergogna della violenza sulle donne”.
Le piazze di Italia, e con esse quelle dei social network, si sono tinte di rosso con centinaia di scarpette: rappresentano il femminicidio, il simbolo dell’amore che si tramuta in dolore, sofferenza e male. A idearle è stata la messicana Elina Chauvet, con lo scopo di incitare a ribellarsi all’orrore della violenza domestica e a denunciarla.
La giornata del 25 novembre cade esattamente ventiquattr’ore prima dell’anniversario della scomparsa di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra (BG) che sette anni fa, tornando dagli allenamenti di ginnastica ritmica, non è mai rientrata a casa. Esattamente tre mesi dopo il suo corpo è stato ritrovato. Il ricordo di questa ragazzina, con una vita ancora piena di progetti avanti a sé, può solo far riflettere su quanto sia importante non voltare le spalle di fronte a tutto questo massacro, nemmeno nei restanti 364 giorni dell’anno.
Sofia Airoldi