Tutti sappiamo quale fu l’evento (tragico) più importante di quell’anno.
Qual era però l’atmosfera? Quale era la moda, che cosa si cantava? Che cosa dunque è stato il 1914? Curiosando su Wikipedia, si fanno interessanti scoperte. Tra le aziende fondate allora, ci sono marchi ancora oggi conosciuti, altri ignoti, altri nei quali hanno lavorato persone che in seguito diventarono note con aziende che portarono il loro nome.
Così notiamo che buona parte di quelle citate nacquero in virtù delle nuove invenzioni come aerei, mezzi terrestri con motore a scoppio e cinema. Quell’anno vennero fondate Maserati, Dodge, Greyhound lines, Junkers (aerei ed ora scaldabagni), la Blackburn Aircraft, Hansa und Brandenburgische Flugzeugwerke o Hansa-Brandenburg, in cui lavorava come responsabile tecnico Heinkel, divenuto poi famoso con i suoi aerei durante la Seconda Guerra Mondiale, posseduta da un milionario triestino, allora cittadino Austriaco, Camillo Castiglioni. Legata a queste nuove invenzioni, crebbe anche l’industria dell’acciaio ed in quell’anno fu fondata l’Italiana Danieli, tutt’ora in attività Si posero anche le basi della Finanza moderna, come, per esempio Merrill Lynch & Co., Inc. nata quell’anno. Ancora nel cinema nacquero la L-KO Company, ma anche la più famosa (per noi) Paramount Pictures, la World Film Company, la Caesar Film. Anche la Kirby e la Speedo, tuttora in attività, sono di quell’anno.
Per le navi era scattata la corsa ai giganti (due anni prima ci fu il varo del Titanic) ed erano l’unico possibile collegamento tra l’America e l’Europa. Quell’anno, la nave inglese Empress of Ireland nel Golfo del fiume San Lorenzo, si scontrò con la nave da carico Norvegese Storstad, facendo 1.012 vittime, tra cui molti Italiani. Niente rispetto a quello che accadde di lì a poco e negli anni a venire.
L’Italia era un Paese povero, di contadini, molti Italiani espatriavano in cerca di lavoro e moltissimi andavano in America in cerca di condizioni migliori usando e navi e la canzone “Mamma mia dammi cento lire” ricorda quei tempi. Quello che erano le navi per mare, lo erano i treni per i trasporti terrestri con un milione di chilometri di ferrovia costruita, a volte privata.
Il mondo cominciava a muoversi ed a divenire più piccolo. Erano i tempi della Belle Epoque, con il Cabaret ed il Can-Can ritratto da Toulouse Lautrec. L’espressionismo e l’Art Nouveau erano già sulla scena. C’era una cieca fiducia nel progresso, si pensava che tutto sarebbe andato al meglio, le numerose scoperte ed invenzioni di quegli anni, come il telegrafo, la radio, gli aerei, le auto, le cineprese avevano influito molto sul sentire comune e agli inizi del ’900 comparve sotto queste spinte in Italia il Futurismo che influenzò poi altri movimenti simili all’estero; uno dei fulcri era la velocità, che gli artisti cercarono di rappresentare in molte maniere.
La moda da artigianale diventa industriale e i primi grandi magazzini fanno capolino sulle strade delle città ed è il trionfo della Belle Epoque, che si esprime con diverse tendenze e novità, dove il tradizionale, si mischia con le sperimentazioni d’avanguardia e le innovazioni.
In questa atmosfera, venne assassinato l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-D’Este da un anarchico a Serajevo il 28 Giugno 1914. Sconsideratamente, non avendo compreso che i tempi erano mutati, pensando di poter tenere circoscritto l’incendio, l’Impero Austro-Ungarico che aveva interesse a controllare i Balcani, prese a pretesto l’attentato per scatenare, esattamente due mesi dopo, il 28 Luglio, una guerra che invece, con un effetto domino, trascinò prima l’Europa e poi mezzo pianeta in una guerra che avrebbe cancellato un mondo, facendo stracci di ingenuità, certezze, speranze e trascinato nella disperazione, nella fame, nel lutto milioni di persone. Nessuno si era reso conto di quello che c’era sotto traccia e nella conduzione della guerra, nessuno o quasi comprese che cosa implicasse lo sviluppo di nuove armi, invenzioni e come utilizzarle. Furono quattro (tre, per l’Italia) lunghi anni di logoramento.
L’orchestra del Titanic, che aveva suonato sino all’ultimo, può ben rappresentare quel mondo che finì poi nell’abisso nel 1914.
Fabio Ronchi