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sabato, 23 Novembre, 2024

JIHADISTI EUROPEI, ANCHE LA BOSNIA PRENDE PROVVEDIMENTI. In Siria per combattere la guerra religiosa sostenuta da USA e Europa

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Dopo Gran Bretagna e Francia, anche la Bosnia cerca di limitare l’emorragia di giovani musulmani che partono per aiutare i gruppi terroristici che combattono per instaurare la sharia in Siria. Il governo di Sarajevo ha introdotto pene detentive per tutti coloro che parteciperanno ai combattimenti, e anche per coloro che arruoleranno giovani bosniaci tra le file dei jihadisti in Siria. 

Gli analisti dicono che molti giovani bosniaci sono diventati radicali e hanno preso la via delle armi per combattere per la jihad sotto l’influenza di combattenti stranieri o Mujahedeen, giunti nei balcani per aiutare i musulmani bosniaci a combattere contro i serbi bosniaci e croati durante la guerra che insanguinò i balcani tra il 1992 ed il 1995.

“Questa tendenza è l’eredità diretta di Mujahedeen”, ha così dichiarato il Prof. Vlado Azinović, docente presso la Facoltà di Scienze Politiche di Sarajevo ed esperto di terrorismo. Gli esperti dicono che circa 150 bosniaci hanno lasciato la Bosnia per combattere in Siria l’anno scorso e 15 sono stati uccisi dalle forze regolari siriane. Alcuni sono partiti per la Siria con le loro mogli e figli sperando di iniziare una nuova vita sotto rigide regole islamiche. La maggior parte dei musulmani bosniaci praticano una forma moderata dell’Islam ma alcuni giovani, in particolare provenienti dalle zone rurali, negli ultimi anni hanno aderito alla forma puritana dell’Islam sunnita wahabita.

Nel frattempo, in Siria, i ribelli appoggiati dalla Casa Bianca e dall’Europa, alcuni giorni fa hanno mostrato al mondo, ma scarse sono state le notizie riportate in Occidente, specie in Italia dove un fratello  musulmano è deputato per un partito della maggioranza, la loro crudeltà e ciò che realmente vogliono creare nella laica Siria: nella città di Raqqa, alcuni uomini sospettati di essere delle spie, e ripeto sospettati, sono stati crocefissi sotto gli occhi della popolazione civile, tra questi numerosi bambini.

Inoltre, sempre nella stessa città, caduta in mano ai jihadisti islamici, chiese cristiane e Bibbie sono state bruciate e da circa un anno, ossia  da quando Raqqa è caduta in mano ai fondamentalisti islamici, l’unica legge è la sharia e tutti i cristiani ivi residenti sono costretti, secondo la legge coranica che nulla ha da invidiare alla Santa Inquisizione, a pagare una tassa per il semplice fatto che non hanno fede in Allah ed in Maometto.

Ovviamente il direttore marketing della Città del Vaticano s.p.a., un argentino, non fa alcun accenno all’accaduto e tantomeno pensa a proteggere il suo gregge in Medio Oriente, dove, solo nell’unica vera democrazia dell’area, i cristiani vengono protetti e liberi di praticare la loro fede: Israele. E mentre tutto ciò accade in Siria, in Egitto altri 700 membri dei Fratelli Musulmani sono stati riconosciuti colpevoli di cospirazione, contro lo stato ed il suo popolo, e di terrorismo, e sono stati condannati alla pena capitale.

In Italia, Khalid Chouki, deputato del PD dichiara: “Non posso stare in silenzio di fronte alla pena di morte per centinaia di persone. Nè in Egitto nè altrove! Un bruttissimo segnale che rischia di mettere una pietra sopra il sogno di primavera di milioni di egiziani”. Forse non è al corrente che gli egiziani volevano democrazia e laicità e non scambiare quest’ultima con una dittatura teocratica, la stessa che vorrebbe imporre lui agli italiani.

In Francia invece, tre attiviste di Femen, la famosa associazione composta esibizioniste prive del coraggio che vogliono dimostrare, hanno inscenato una manifestazione a seno nudo davanti all’Ambasciata dell’Egitto, tra di loro anche l’ex membro di Femen, la tunisina Amina Sboui, che preferisce manifestare a Parigi anziché opporsi in Patria alla tratta di ragazze tunisine inviate in Siria, talvolta anche contro la loro volontà,  per divenire le prostitute della Jihad.

Intanto nella vicina Libia è ancora sotto sequestro l’Ambasciatore del Regno di Giordania e altri due diplomatici tunisini. Le autorità libiche, o presunte tali, hanno avuto contatti coi rapitori e, stando alle fonti ufficiali, i diplomatici sono ancora in vita e si presume che verranno rilasciati solo dopo che i loro rispettivi Paesi avranno rilasciato alcuni estremisti islamici di origine libica detenuti nelle carceri giordane e tunisine.

Visto ciò che è diventato il Medio Oriente ed il Nord Africa oggi, siamo sicuri che Obama sia veramente degno del premio Nobel per la Pace?

Gian Giacomo William Faillace

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