Consigli di Zona inutili, troppo tempo perso a parlare, continue risse verbali e a volta addirittura non solo quelle, ostruzionismo e frasi razziste e discriminatorie da tutti gli schieramenti. Non siamo noi a dirlo, per una volta, ma Sara Brusa, (ex) consigliere del Pd in Zona 6, che dopo una lunga dichiarazione piena di esasperazione e delusione ha rassegnato le proprie dimissioni.
Forti anche le contestazioni al sindaco Pisapia, reo di aver tradito il “cambiamento” promesso in campagna elettorale. In particolare sono le periferie ad essere rimaste completamente abbandonate, da un sindaco che sembra conoscere solo il centro. E così i negozi continuano a chiudere schiacciati dalla concorrenza dell’esercito sempre in crescita degli ambulanti abusivi, Rom e Zingari occupano ogni fazzoletto di terra libero senza che nessuno intervenga, con le connesse faide tra famiglie rivali, sporcizia, rifiuti e asfalto solubile regnano incontrastati. L’auspicato decentramento dei servizi non si è verificato, anzi al contrario alcuni servizi sono stati ridimensionati quando non addirittura soppressi. I problemi dei quartieri vengono affrontati nel più totale disinteresse dell’opinione dei cittadini.
“Sindaco, osa di più”, è questo l’appello della Brusa nel dimettersi, e fa notare come il vento del cambiamento “non ha soffiato per i quartieri di case popolari, per la periferia”. Ma non solo le periferie sono al centro dell’attacco della Brusa, che denuncia come la pachidermica burocrazia comunale sia il vero amministratore di Milano, bloccando qualsiasi tentativo di veloce ed efficace risoluzione dei problemi che i consiglieri di Zona incontrano quotidianamente tra i cittadini. In più commissioni interminabili e dichiarazioni di voto senza fine completano il quadro del “senso di impotenza” di cui parla la consigliere del PD.
Per tutto questo la decisione ultima, definitiva e irrevocabile, forte: le dimissioni. A dimettersi inoltre non è un membro dell’opposizione, il cui lavoro può essere efficacie solo nella collaborazione della maggioranza, ma si arrende proprio chi dovrebbe avere tutti i mezzi e tutte le disponibilità per svolgere un adeguato lavoro per la città. Forse chi da tempo denuncia una situazione di immobilità, sordità e autoreferenzialità delle istituzioni cittadine non aveva proprio tutti i torti, se ora non sono più solo le opposizioni a dirlo. Le dimissioni serviranno a restituire alla consigliere serenità interiore e dignità, ma per le periferie la soluzione non è così semplice.
Gabriele Legramandi