Uno dei compiti che l’amministrazione comunale di Milano si è posta come prioritario, è la tutela di una serie di principi e diritti considerati fondamentali per un progresso civile della società. Il perché ciò debba riguardare l’amministrazione di una città potrebbe essere già di per sé oggetto di lunghi dibattiti, ma ora parliamo di un altro passo verso questa nuova religione laica che la maggioranza arancione vuole affermare nella nostra città.
L’assessorato delle Politiche Sociali, guidato dal PD Pierfrancesco Majorino, si appresta a varare un “piano anti-discriminazione”, nel quale sarà contenuto un percorso di formazione per gli educatori e insegnanti delle scuole dell’infanzia e primarie milanesi. Essi dovranno vigilare affinchè nessun atteggiamento discriminatorio sia contenuto nel percorso di apprendimento dei bambini. Comportamenti discriminatori nei confronti in particolare, neanche a dirlo, delle coppie omosessuali.
Per far capire la necessità di tale programma e come esso potrà applicarsi, l’assessore fa anche un esempio: “L’insegnante della figlia della Iardino – consigliere comunale fieramente lesbica e con una figlia – non può ad esempio dire alla classe facciamo un disegno con la mamma e il papà perché in questo modo discrimina la bambina”. “Ecco – ribadisce – vogliamo che gli insegnanti siano preparati a gestire anche un caso come questo”. I bambini, quindi, dovranno dimenticarsi di avere una madre e un padre per non offendere quelli che potrebbero avere due genitori dello stesso sesso.
Sembra si avverino le parole di avvertimento della professoressa Eugenia Scabini, presidente del comitato scientifico del Centro di Ateneo di studi e ricerche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sulla Famiglia, in merito alla precedente decisione di sostituzione dei termini “Mamma” e “Papà” con “Genitore” 1 e 2. “Ritengo che sia una tattica, una piccola furbizia per raggiungere passo per passo un certo obiettivo” aveva detto la professoressa a conclusione del suo intervento, poi ripreso dalla Curia milanese. Parole quasi profetiche, alla luce di quello che appare come un nuovo passo verso il vero obiettivo di omologazione della società e dell’annientamento lento e furbo di quel personalismo alla base della nostra cultura.
E anche quella sostituzione pretestuosamente burocratica era solo un altro passo, perché prima di esso erano venuti il registro delle unioni civili e la Casa dei Diritti, con tanto di sportello Lgbt (Lesbo, Gay, Bisex, Trans). Mai però la nostra Giunta laico-clericale si era spinta fino all’educazione dei bambini negli asili e nelle scuole. Decisione che giunge anch’essa solo dopo una lunga attività di contrasto delle realtà scolastiche private, parificate, e paritarie. Difficile non concordare con la professoressa Scabini e non vedere una “tattica” sottostante, un disegno molto più ampio.
Se pensiamo poi all’esempio di Majorino, applicando lo stesso principio dovremmo impedire ai bambini anche di disegnare, per esempio, bambini che corrono per non discriminare quelli che purtroppo non possono camminare, o non potrebbero disegnare proprio per non discriminare i bambini ciechi o impossibilitati a farlo. Ma ciò che interessa veramente alla Giunta è solo la tutela del diritto alla genitorialità per single, lesbiche e gay.
In realtà però non si tratta neanche di una tutela, ma di un’affermazione di questo principio attraverso una vera e propria opera di rieducazione, tanto più squallida in quanto colpisce i più piccoli attraverso il servizio scolastico pubblico, in teoria garante dei principi fondanti la nostra società. E alla base della nostra cultura, della nostra costituzione e della nostra storia c’è la famiglia fondata su un uomo e su una donna, non il diritto ad essere genitore a prescindere dalla salute del bambino. Il paterno e il materno, la genitorialità concepita come somma dei ruoli di padre e madre sono i cardini di una società sana e soprattutto di una società che possa avere un futuro.
Sotto i colpi del “rasoio” nichilista in mano alla coalizione arancione finisce ora la libertà dei bambini di disegnare il loro papà e la loro mamma. Se nessuno reagisce ora non ci si stupisca poi del prossimo passo.
Gabriele Legramandi